La vendetta di Briatore

Briatore is back. Per lasciare ancora il segno. Ecco la chiacchierata che ho pubblicato su il Giornale.

“Una piccola vendetta? No, no, una grande vendetta”. Rieccolo. Flavio Briatore riparte con il solito spirito, quello che lo ha fatto vincere nello sport e anche negli affari. L’Alpine, il brand da corsa della Renault lo ha richiamato in pista per rimettere in sesto una situazione quasi disastrosa. Luca De Meo, il grande capo, il ceo che l’Italia si è lasciato scappare e sta rimettendo a posto la casa francese, non sapeva più da che parte voltarsi e dopo aver rivoltato un paio di volte la squadra, ha capito che doveva affidarsi a chi la Formula1 la conosce davvero e così ha richiamato la vecchia volpe del paddock che 14 anni fa era stato cacciato in malo modo dopo lo scandalo del crashgate di Singapore costato un Mondiale alla Ferrari e a Felipe Massa. Per quel caso Briatore era stato radiato, ma poi riammesso nel regno tanto che Stefano Domenicali gli ha affidato il ruolo di Ambassador della Formula 1.

Flavio come ha trovato la Formula1?

“Migliorata. E non solo perché adesso ci sono gran premi che ai miei tempi non c’erano e l’America ha scoperto quanto sia bello questo sport”.

Perché ha deciso di tornare?

“Me lo ha chiesto Luca che è un vero genio dell’automotive, ma aveva bisogno di un aiuto per mettere a posto la Formula1”.

Il comunicato parla di consulente, ma in realtà che cosa farà?

“Non sarò formalmente il team principal, ma avrò carta bianca su tutto, non darò consigli, deciderò ii. Mi toccherà ogni decisione”.

Un impegno al 100%?

“Totale. Andrò a Enston due, tre giorni a settimana e a tutti i gran premi. Anzi sono già in pista a Barcellona dove mi hanno telefonato una ventina di ingegneri per dirmi bentornato e proporsi…”.

Nessun dubbio?

“Non volevo lasciare troppo solo mio figlio che vive con me, ma a settembre andrà a studiare in collegio in Svizzera e quindi sarei stato io a restare da solo…”.

Enstone la conosce bene.

“L’ho costruita io! E’ il building dove ho vinto 7 mondiali, ci lavora ancora qualcuno dei miei tempi, anche se non troppi, il tempo passa”.bu

Non per lei verrebbe da dire?

“Per me non passano”

Crede di poter aiutare davvero l’Alpine?

“Lo faccio perché mi sento di farlo, credo di avere l’esperienza per farcela. Non lo faccio per prendermi una rivalsa. Non lo credessi non sarei qui. Datemi un paio di mesi per metterci le mani, per capire e in un paio d’anni questo tornerà ad essere un team vincente, non ce la facevo a vedere messo così male la squadra con cui avevo vinto 7 titoli mondiali con Michael e Fernando”.

Tra due anni potrebbe tornare anche Alonso…

“Lasciamolo dove è, mi sembra abbastanza preso dalla sua sfida”.

Ma come è stato accolto dall’ambiente?

“In Formula 1 ero già tornato grazie a Stefano, avevo ricominciato a frequentarla. Ma certo ora è diverso e ho sentito un certo entusiasmo. Il telefono continua a squillare”.

Non saranno tutti contenti.

“Certo c’e’ chi rosica. Chi non mi avrebbe più voluto tra i piedi. Per anni c’e’ stata tanta invidia e cattiveria nei miei confronti. Invece eccomi qui per la terza volta. La prima mi mandarono via per lasciare il posto a Rocco Benetton. La seconda per il casino di Singapore. Ma io sono ancora qui”.

A 74 anni con la stessa voglia di sempre di lasciare un altro segno. Non sarà facile. Ma quando mai a Briatore sono piaciute le sfide facili?

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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